Ieri sono finite le paralimpiadi e sì, sono un po’ triste. In queste due settimane le ho seguite con piacere, ho un animo sportivo e mi piace tifare.
Il 15% delle persone al mondo ha una forma di disabilità, vederne sfilare a Tokyo una rappresentanza di tutti i Paesi mi ha fatto emozionare e sentire più forte e meno sola (in quanto persona con disabilità).
I sorrisi, la compostezza, l’impegno e la gioia degli atleti paralimpici mi hanno dato una carica vitale; all’inizio, guardandoli sfilare nella bella cerimonia di apertura, anch’io mi sentivo in grado di spaccare il mondo.
Ma poi, seguendo con attenzione le gare e vedendoli giocare, nuotare, correre, pedalare, sfidarsi, combattere e vincere ho pensato di non avere proprio niente a che spartire con questi “eroi dello sport”: le loro performances sono veramente di alto livello e meritano di essere mostrate in mondovisione!
Riflettendoci, però, credo che anche noi persone con disabilità, comuni o eccezionali, nel bene e nel male, possiamo avere qualcosa di simile agli “eroi dello sport” perché siamo ogni giorno conquistatori di serenità, di energia e di vita.
Quando penso ai “conquistatori di vita” penso ai bambini del centro estivo: a Orly che mi guarda attento, a Gigi che dorme tranquillo, a Richi che balla contento, alla Franci che si scatena in piscina, a Mattia che sorride sotto i baffi e a Dado che appena può canta e a tutti gli altri piccoli campioni, anche loro premiati con delle medaglie alla fine della avventura del centro estivo.
L’affetto e l’ammirazione per questi bambini mi regala più forza per vivere.
Marianna